Il motociclista morì, automobilista patteggia

La famiglia aveva scelto i media per chiedere a gran voce «il massimo della pena» per l’automobilista contro cui si era schiantata la moto. «Chi ce l’ha tolto merita il carcere. O una pena che sia di monito per chi uccide alla guida senza curarsi delle conseguenze», avevano dichiarato genitori e sorella. Ora la condanna è arrivata, ma non è quella che si aspettavano. «Una pena così bassa, non comportando misura detentiva in quanto sospesa, non fa da vero deterrente a comportamenti stradali che possono comportare tragedie». Fin qui i commenti. I fatti sono scritti nelle carte giudiziarie e, in particolare, nel patteggiamento a 1 anno e 6 mesi di reclusione, sospesi appunto con la condizionale, applicato ieri dal gup del tribunale di Udine, Carlotta Silva, a E. Z. per omicidio stradale. C’era lui al volante della Dacia che, alle 19.30 del 12 ottobre 2019, lungo la strada Statale 14, nel tratto tra San Giorgio di Nogaro e Muzzana del Turgnano, investì in fase di sorpasso la Kawasaki Ninja su cui viaggiava F. E., 26 anni, di Muzzana.

Nel ritenere congrua l’entità della pena precedentemente concordata tra il pm Lucia Terzariol e il difensore, avvocato Fabio Gasparini, il giudice ha inoltre disposto nei confronti dell’imputato la pena accessoria della sospensione per 4 anni della patente di guida.

Alla lettura del dispositivo erano presenti i familiari della vittima, costituitisi parte civile e in aula con in mano fotografie del loro F.

Risarcimento sul quale, peraltro, al momento non risulta raggiunto alcun accordo con la compagnia assicurativa.

Era stata la consulenza tecnica sulla dinamica del sinistro ad aiutare il pm a formulare l’imputazione ed escludere in capo a Z. condotte in violazione del codice della strada. In auto con la moglie e una coppia d’amici, l’imputato stava guidando a una velocità che il consulente ha indicato attorno ai 60 chilometri orari, su un tratto con limite di 90. Anche il sorpasso era avvenuto nel rispetto delle regole. L’impatto con la moto era avvenuto durante quella manovra.

«Abbiamo scelto la via del patteggiamento – ha spiegato l’avvocato Gasparini, ricordando anche le conclusioni del proprio consulente rispetto all’elevata velocità del motociclista – per chiudere questa triste vicenda nel rispetto di tutti». Sul caso, la famiglia aveva sporto una serie di esposti, tra cui uno relativo a una presunta omissione di soccorso da parte di Z., che la Procura ha nel frattempo archiviato (Dal Messaggero Veneto del 22.09.2021).

Motociclista morto nello scontro col furgone

Ha patteggiato un anno di reclusione, pena sospesa, per omicidio stradale, un giovane sanvitese. Il 14 ottobre dell’anno scorso al volante del furgoncino con il quale stava facendo le consegne, invase la corsia di marcia opposta, scontrandosi con una moto, lungo la provinciale 21 a San Vito al Tagliamento. In quell’incidente perse la vita una figura di spicco dell’associazionismo sanvitese.

Assistito dall’avvocato Fabio Gasparini, ieri l’imputato, 23 anni, ha chiuso la vicenda giudiziaria dinanzi al gup Giorgio Cozzarini.

I familiari della vittima sono già stati risarciti. La patente di guida dell’automobilista è stata sospesa per un anno. Il motociclista viaggiava su una Honda Africa Twin da San Vito a Bannia. Dietro di lui, nella stessa direzione, procedeva una Fiat Grande Punto, condotta da un altro giovane sanvitese. Il furgoncino Citroen, invece, arrivava dall’altro senso di marcia. L’ipotesi è che all’origine dell’incidente ci sia stato un colpo di sonno. Il furgoncino sconfinò nella corsia di marcia opposta: così si è verificata la collisione con la moto. Dopo lo scontro con la Honda, il mezzo è andato a sbattere contro la Fiat Grande Punto. Il motociclista è stato sbalzato di sella e proiettato a quindici metri di distanza, morendo sul colpo. L’indagine sull’incidente mortale è stata coordinata dal pm Carmelo Barbaro, che ha prestato il consenso al patteggiamento (Dal Messaggero Veneto del 21.10.2021)

Mail diffamatorie sul commercialista: finisce a processo

È iniziato ieri dinanzi al giudice monocratico Iuri De Biasi il processo per diffamazione aggravata che vede imputato un imprenditore.

Ieri si è costituito parte civile, con l’avvocato Fabio Gasparini, un commercialista pordenonese.

La persona offesa è stata nominata commissario giudiziale nella procedura di concordato preventivo di un’azienda agricola. La procura ha contestato all’imprenditore di aver inviato mail a plurimi destinatari (una decina di professionisti coinvolti nella procedura) nelle quali ha accusato il commissario giudiziale di aver sostanzialmente svenduto gli immobili, attribuendogli un presunto svolgimento infedele della sua attività e offendendo in tal modo la sua reputazione. Poiché l’offesa consiste nell’attribuzione di fatti determinati, è stata contestata la relativa aggravante, oltre a quella a mezzo di pubblicità, vista la pluralità dei destinatari dei messaggi. Gli invii di posta elettronica risalgono al 7 e al 9 giugno 2018. Il professionista pordenonese ha specificato, nella costituzione di parte civile, che intende devolvere integralmente in beneficenza l’eventuale importo che gli verrà riconosciuto dal tribunale a titolo di risarcimento del danno.

L’avvocato Gasparini ha evidenziato nella sua memoria che l’imputato ha continuato a inviare comunicazioni ai professionisti delle procedure concorsuali in maniera reiterata e in molti casi denigratoria. Al commercialista in questione, dal 2015 a oggi l’imprenditore ha inviato più di 580 mail. L’ultima risale a poco più di un mese fa. In un allegato l’imputato ha scritto in maiuscolo «contiene querela», indicando il nome del professionista.

Gasparini ha evidenziato come l’imputato non abbia manifestato segni di resipiscenza per la sua condotta. A metà dicembre inizierà un secondo processo, che vede imputato lo stesso imprenditore per l’ipotesi di stalking nei confronti di altri due professionisti pordenonesi, coinvolti in un’altra procedura di concordato (Dal Messaggero Veneto del 19.11.2021)