Mese: Dicembre 2016

Truffa clienti ed erario per oltre mezzo milione. Costituite 5 parti civili con l’avvocato Fabio Gasparini

Avevano piena fiducia nel commercialista che aveva aperto lo studio T. a Casarsa. Quando hanno scoperto che non si occupava come avrebbe dovuto delle loro dichiarazioni dei redditi o del versamento dell’iva, era ormai troppo tardi. S. C., 41 anni, originario di San Vito al Tagliamento, attualmente all’estero, difeso dall’avvocato Anna Tortora, ieri è stato rinviato a giudizio dal gup Roberta Bolzoni. Il processo comincerà il 7 febbraio prossimo: è chiamato a difendersi dalle accuse di truffa aggravata e di varie fattispecie di falso. Ieri, in udienza preliminare, con gli avvocati Fabio Gasparini, Giuseppe Bavaresco e Francesco Furlan si sono costituite cinque parti civili. Le parti offese sono però una trentina e l’importo falsamente compensato con i modelli F24 è di 505 mila euro.

I fatti contestati vanno dall’agosto 2011 al marzo 2013. C. – a cui il pm Federico Facchin ha contestato l’aggravante dell’abuso di relazioni di prestazioni d’opera – è accusato di aver truffato i suoi clienti (artigiani, commercianti e studi tecnici di Pordenone, Casarsa, Sesto al Reghena e Zoppola). Erano tutti convinti della regolarità delle pratiche che gli avevano affidato e non si erano mai preoccupati. Ci pensava lui. In realtà negligenze ed errori hanno originato pesanti irregolarità fiscali. «Se le pratiche fossero state gestite correttamente – rileva la Procura nell’imputazione – nessun debito erariale sarebbe stato originato».

A farne le spese sono stati anche i funzionari della sede di Pordenone dell’agenzia delle entrate. C. è infatti accusato di essersi avvalso della procedura di “compensazione orizzontale”, quella che permette al contribuente di compensare crediti e debiti nei confronti dell’erario, inviando per via telematica F24 falsi. Lo avrebbe fatto in qualità di intermediario abilitato e utilizzando chiavi di accesso che erano state rilasciate ai clienti. In questo modo – secondo l’accusa – si sarebbe procurato un ingiusto profitto di 505 mila euro, poichè per l’effetto della procedura da lui avviata è scattato l’annullamento della pretesa erariale ed è stata bloccata la procedura di riscossione. (dal Gazzettino del 13.10.2016)