Botte da orbi dopo l’affare Patteggia l’uomo travolto

Era tardo pomeriggio, il 7 agosto 2012, quando in via Valessa, tra la zona artigianale e le cave di Roveredo, accadde un incidente sospetto. Un uomo investito da un’auto era finito in ospedale per una grave lesione a una gamba. Tale investimento, acclararono i carabinieri, era avvenuto al culmine di una lite, al termine di un affare. A. T., aveva ammesso la sua responsabilità: con un’Audi A6 aveva investito D.P. Quest’ultimo era giunto in via Valessa con P.C., a bordo di una Alfa 156: il quarantacinquenne aveva appena concluso la vendita di un camper. T. era venditore di autoveicoli a Fiume Veneto. T. e P.C. si erano dati appuntamento a Roveredo in Piano per concludere l’affare, la vendita di un camper. La trattativa, però, si era fatta animata sino a quando erano venuti alle mani. T. poi, era salito in auto: aveva ingranato la prima, poi la retromarcia, investendo P. Il terzo uomo aveva fatto appena in tempo a spostarsi, evitando così di essere a sua volta investito. Il 39enne se n’era quindi andato, salvo poi presentarsi in questura per ammettere quanto commesso. Parte del processo è stata definita ieri. P., assistito dall’avvocato Chiara Bidon, ha patteggiato, per concorso in percosse e minacce, sedici giorni di reclusione, convertiti in 4 mila euro di multa. T. ha cambiato difensore: l’avvocato Fabio Gasparini ha chiesto i termini a difesa e il procedimento è stato stralciato e rinviato a gennaio.  (Dal Messaggero Veneto del 24.09.2014).

Rimborso al ciclista ferito Ma in strada resta la buca

Era la serata di sabato 21 gennaio quando un ciclista, sanvitese, si era ferito cadendo nel piazzale di fronte alle attività commerciali all’ombra del campanile di Madonna di Rosa, a San Vito. La sua bicicletta si era incastrata tra le mattonelle. Nei giorni scorsi, assistito dall’avvocato Fabio Gasparini, il ciclista ha ricevuto dall’assicurazione del Comune un assegno da 2.800 euro (più le spese legali). Somma che, a quanto pare, saranno direttamente le casse comunali a dover sborsare, per la tipologia di contratto che lega l’ente alla compagnia assicurativa. E dopo svariati mesi, la pavimentazione che, come è stato riconosciuto, ha causato la caduta, è ancora lì, dissestata come a gennaio: nessuno ha provveduto nemmeno a una sistemazione provvisoria. La transazione s’è conclusa: i 2.800 euro il ciclista sanvitese li ha intascati senza avviare una causa, è bastato l’accordo tra le parti. È stata dunque riconosciuta la responsabilità del Comune per il sinistro. La diagnosi per l’uomo era stata di un trauma cranico lieve, con ferita lacerocontusa dello zigomo sinistro e abrasione del padiglione auricolare sinistro. Si era procurato queste ferite, in poche parole, sbalzato dalla sella della sua bicicletta che si era bloccata – con la ruota anteriore – tra le mattonelle dissestate della pavimentazione del piazzale, intorno a un tombino. Sul posto è stato anche eseguito un sopralluogo del perito dell’assicurazione. Risulta che il Comune abbia sottoscritto un’assicurazione che prevede una franchigia frontale assoluta di 5 mila euro per ogni danno. Ciò significa che si superi tale quota, la somma superiore la paga la compagnia assicurativa. Se l’ammontare del danno rimane sotto i 5 mila euro, paga l’ente assicurato. Ovvero, secondo quanto appreso, nel caso del ciclista il Comune dovrebbe rimborsare la compagnia dei 2.800 euro pattuiti. Appreso dell’avvenuto rimborsi, come in altre simili occasioni, Valerio Delle Fratte (A.mo San Vito) si scaglia contro la giunta comunale: «Va bene il piano asfaltature (stanno per partire, in tal senso, lavori per 436 mila euro, ndr) – osserva il consigliere all’opposizione – ma invece che disperdere gli interventi in 30 strade, forse era meglio concentrarsi su una decina, rifacendole completamente». A Madonna di Rosa, per esempio, sono previsti lavori soltanto su una stradina (particolarmente dissestata) del piazzale, non sul tratto dov’è stato sbalzato al suolo il ciclista, rimasto com’era a gennaio. (dal Messaggero Veneto del 12.09.2014)

Aspettativa “negata”, risarcito

 

Un dipendente della Provincia va in aspettativa per frequentare un dottorato: lui sostiene che dev’essere pagato e al secondo grado di giudizio gli viene data ragione, ma l’ente intermedio decide di rivolgersi anche in Cassazione e soccombe anche in quest’ultimo grado di giudizio. Una vicenda che ha trovato la parola fine dopo oltre un decennio, quella approdata ieri in consiglio provinciale, dove si è approvato, all’unanimità, un debito fuori bilancio di 3.906 euro, per il risarcimento di spese legali. In tutto, dunque, a questa persona, non residente in provincia e da tempo non più dipendente dell’ente che la governa, sono stati restituiti da quest’ultimo 103.906 euro. Il consigliere all’opposizione Fabio Gasparini ha chiesto in aula all’assessore provinciale al Bilancio, Michele Boria, di ripercorrere la vicenda. Il dipendente (inquadrato nel settore Politiche europee) entrò in aspettativa per il periodo dal 13 gennaio 2003 al 4 aprile 2005. Il tutto per frequentare un corso di dottorato. Per la Provincia il suo dipendente non doveva, in quel periodo, essere retribuito, per quest’ultimo sì: la questione finì in tribunale. Al primo grado vinse la Provincia, in appello il dipendente, che ricevette 100 mila euro: somma che teneva conto di tutti gli adempimenti e degli interessi maturati negli anni. Ma si è deciso di ricorrere in Cassazione: è stata confermata la sentenza d’appello e condannato l’ente di largo San Giorgio a risarcire pure le spese legali. Ieri si è riconosciuto il relativo debito fuori bilancio. Gasparini ha chiesto al consiglio «un impulso: invii la sentenza alla Corte dei conti». Per il consigliere, la giurisprudenza in questione, negli ultimi anni, rispetto a un paio di lustri fa, è ormai consolidata. «Le sentenze di Cassazione negli ultimi anni davano ormai per assodato che in questi casi d’aspettativa, per quei motivi, la retribuzione è riconosciuta – continua Gasparini –. Ma si è impugnata la sentenza d’appello: decisione corretta o danno erariale? Decida la Corte dei conti». Durante il consiglio provinciale è stata approvata la relazione sullo stato di gestione delle funzioni spettanti in materia di rifiuti per il 2013. Tra i dati è emersa una percentuale media di differenziata elevata, ma ormai è riconosciuto all’unanimità che conterà sviluppare il fattore qualità dei rifiuti raccolti, per i benefici nelle tasche dei cittadini. (Messaggero Veneto 17.07.2014)