Danneggia un camion e ferisce tre poliziotti: Patteggia 6 mesi e torna libero

Aveva litigato con un collega, sostenendo di avere subìto un furto di gasolio dal serbatoio, accanendosi contro un mezzo pesante, del quale aveva pure rotto un finestrino. Un autotrasportatore ucraino, I. H., 37 anni, è stato arrestato dagli agenti delle squadre volanti della questura di Pordenone nella notte tra martedì e ieri. Il camionista era in sosta al parcheggio dell’Electrolux di via Brentella a Porcia. Le volanti sono state chiamate sul posto intorno alle 22.30 da un altro autotrasportatore, il quala eveva denunciato che l’ucraino – forse a causa dei fumi dell’alcol – aveva inveito nei suoi confronti e si era accanito contro un camion posteggiato vicino al suo: lo colpiva violentemente con calci, pugni e addirittura con forti testate. Nel grande spiazzo antistante l’ingresso sud dello stabilimento purliliese a quell’ora c’era una ventina di autocarri e diversi camionisti hanno assistito alla scena, svegliati dalle urla e dai rumori prodotti dall’ucraino. Quando le volanti sono arrivate sul posto, lo straniero pareva essersi tranquillizzato. Ma, alla vista degli agenti, ha sostenuto di essere rimasto vittima di un furto. Agli inviti alla calma, ha risposto con spintoni, opponendosi all’identificazione e procurando lesioni, guaribili in 3-5 giorni, a tre poliziotti. Per l’uomo, in evidente stato di ubriachezza, è scattato quindi l’arresto. Condotto in tribunale a Pordenone con ancora sul volto i segni delle testate inferte alle lamiere del mezzo pesante, ieri mattina è stato processato per direttissima dal giudice Eugenio Pergola, con l’accusa di resistenza a pubblico ufficiale, lesioni e danneggiamenti. Su richiesta del pm Annita Sorti è stato convalidato l’arresto e il difensore dell’ucraino, l’avvocato Fabio Gasparini, ha patteggiato per lui sei mesi di reclusione (pena sospesa). L’autotrasportatore è stato poi rimesso in libertà e ha potuto ripartire alla volta dell’Ucraina. (dal Messaggero Veneto del 27.02.2014)

Risarcimento danni per il convivente

Il caso

 

Un operaio, mentre è intento al lavoro in un cantiere edile, precipita nella tromba dell’ascensore e si procura gravissime lesioni. Agiscono per il risarcimento del danno sia lui, sia sua moglie; quest’ultima lamenta il danno non patrimoniale subito personalmente a seguito dell’accaduto. I giudici del merito respingono la domanda della donna nella considerazione che la domanda era stata da lei proposta sul presupposto del rapporto di coniugio, senza allegare altri fatti a fondamento, benché all’epoca del fatto i due erano soltanto fidanzati ed il matrimonio era sopravvenuto rispetto all’incidente; aggiungono pure che le conseguenze dannose a carico della signora erano derivate dalla sua scelta di contrarre matrimonio con un soggetto le cui lesioni s’erano già tutte determinate e consolidate. La moglie propone, allora, ricorso per cassazione, per far valere, innanzitutto, di avere svolto l’originaria domanda con la precisazione che all’epoca dell’incidente lei ed il danneggiato già convivevano, sostenendo, altresì, che il successivo matrimonio comprovava la continuità e la stabilità della relazione e la scelta consapevole di sposare un soggetto leso è da porre in stretta relazione proprio con la natura di quel rapporto di convivenza che legittimava la richiesta di liquidazione del danno.

 

La decisione

 

La S.C. accoglie il ricorso. Dopo avere premesso l’evoluzione giurisprudenziale in merito al danno subito dalla c.d. vittima secondaria, in caso di sopravvivenza della vittima c.d. primaria, i giudici di legittimità fanno riferimento a quei precedenti che hanno riconosciuto hanno riconosciuto il diritto al risarcimento del danno da fatto illecito anche al convivente more uxorio del danneggiato, quando risulti dimostrata una relazione caratterizzata da tendenziale stabilità e da mutua assistenza morale e materiale. In particolare, secondo la sentenza in commento il riferimento fatto ai “prossimi congiunti” della vittima c.d. primaria quali soggetti danneggiati iure proprio a cagione del carattere plurioffensivo dell’illecito, di cui alle decisioni meno recenti, deve oggi essere inteso nel senso che, in presenza di un saldo e duraturo legame affettivo tra questi ultimi e la vittima, è proprio la lesione che colpisce tale peculiare situazione affettiva a connotare l’ingiustizia del danno ed a rendere risarcibili le conseguenze pregiudizievoli che ne siano derivate (se ed in quanto queste siano allegate e dimostrate quale danno-conseguenza), a prescindere dall’esistenza di rapporti di parentela o affinità giuridicamente rilevanti come tali. Affinché si configuri la lesione di un interesse a rilevanza costituzionale, la convivenza non deve intendersi necessariamente come coabitazione, quanto piuttosto come stabile legame tra due persone, connotato da duratura e significativa comunanza di vita e di affetti. In particolare, i riferimenti costituzionali non sono gli artt. 29 e 30 della Costituzione, si che detto legame debba essere necessariamente strutturato come un rapporto di coniugio, ed a questo debba somigliare, quanto piuttosto l’art. 2 Cost., che attribuisce rilevanza costituzionale alla sfera relazionale della persona, in quanto tale. (Dalla rivista Danno e Responsabilità n. 7/2013)

 

Lite al “Perla”, due carabinieri feriti

PORDENONE. Una parola di troppo. E forse anche un bicchiere di troppo. E s’è innescata la miccia. Una lite nata tra un russo e un italiano, al bancone del bar Perla domenica sera. La discussione, che s’è scaldata con qualche pugno, è proseguita anche in strada, quando i due sono stati invitati dal gestore a uscire.

E, una volta chiamati i carabinieri, l’italiano, M. P., avrebbe secondo l’accusa inveito pure contro di loro menando calci e ferendone due. L’uomo, un cameriere di 24 anni , è stato arrestato e processato ieri per direttissima: ha patteggiato tre mesi e 10 giorni, pena sospesa, ed è stato rimesso in libertà.

I fatti sono successi domenica sera. Attorno alle 23, in un affollato bar Perla, i due hanno cominciato a litigare, seduti al bancone. Dalle parole, ben presto, s’è passati ai fatti. Da quanto raccontato da alcuni testimoni che al momento erano nel locale, lo straniero avrebbe assestato un pugno a Pisu il quale non ci ha pensato un attimo e ha restituito il cazzotto.

Il parapiglia che stava per nascere è stato subito sedato dal gestore del locale. Li ha invitati a uscire. Ma neppure l’aria frizzante della notte ha calmato gli animi accesi. E così pure una volta in strada, hanno continuato il battibecco. Il gestore del locale ha quindi chiamato i carabinieri. Sono arrivate tre volanti da Fontanafredda, Cordenons e dal Radiomobile di Sacile.

I carabinieri hanno cercato di separare i litiganti: mentre il russo ha ritrovato la calma, P. ha cominciato a menare calci a destra e a manca, ferendo i due carabinieri che cercavano di fermarlo. Li ha mandati all’ospedale con lesioni agli arti inferiori guaribili in cinque giorni.

Sono riusciti comunque a bloccarlo e ad ammanettarlo. Il caso è stato quindi affodato ai carabinieri di Pordneone che hanno proceduto con l’arresto per resistenza e lesioni a pubblico ufficiale.

Ieri s’è celebrato il processo per direttissima da parte del giudice Rodolfo Piccin. Titolare dell’inchiesta il pm Pier Umberto Vallerin (sostituito in aula dal Vpo Patrizia Cau). P. è stato difeso dall’avvocato di fiducia Fabio Gasparini: convalidato l’arresto, P., che era incensurato, ha patteggiato tre mesi e 10 giorni (pena sospesa) e rimesso in libertà. (Dal Messaggero Veneto del 11.02.2014)