Mese: Luglio 2013

Spaccio di droga: patteggiano sei giovani

Hanno scelto la strada del patteggiamento sei giovani finiti nei guai perché ritenuti responsabili, a vario titolo, di reati attinenti alla detenzione e spaccio di sostanze stupefacenti. Ieri, infatti, davanti al giudice per le udienze preliminari del tribunale di Pordenone, Patrizia Botteri, sono comparsi R.S., 21 anni, cittadino russo residente a Maniago (difeso dall’avvocato Paola Tanzi, ha patteggiato 1 anno e 350 euro di multa, che si sommano ai 2 anni patteggiati a dicembre), L.B. di Fanna (avvocato Fabiano Filippin, 8 mesi e 2.600 euro di multa, pena sospesa), C.F., anche lei di Fanna (avocato Filippin, 1 anno, 1 mese e 10 giorni di reclusione, 2000 euro di multa, pena sospesa), O.T. (avvocato Alessandro Magaraci, 1 anno e 4 mesi di reclusione, pena sospesa), D.P. (avvocato Fabio Gasparini, 1 anno di reclusione, 2 mila euro di multa, pena sospesa) e B.N. (avvocato Enrico Sarcinelli, 1 anno e 2 mesi di reclusione e 2.400 euro di multa). I giovani, tutti tra i 20 e i 21 anni, erano finiti al centro di un’indagine dei carabinieri di Meduno e Spilimbergo su un’attività di spaccio di hashish e marijuana.

(Tratto dal Messaggero Veneto del 9 giugno 2011)

«Figlio autistico per colpa dei vaccini»: famiglia fa causa all’azienda sanitaria

PORDENONE – Diventato autistico a causa delle vaccinazioni fatte da 3 a 5 mesi di vita. È quanto sostengono i genitori e i legali di un ragazzino spilimberghese affetto da autismo con crisi epilettiche. Un bambino che allo stato non ha neppure i benefici di legge perchè l’Ass 6 non gli ha riconosciuto il nesso di causalità tra le vaccinazioni e la malattia. Ora, per ottenere il giusto indennizzo e le esenzioni la famiglia ha deciso di ricorrere alle vie legali impugnando l’atto con il quale l’azienda sanitaria gli ha negato i benefici. Con la causa promossa davanti al giudice del lavoro i legali della famiglia vogliono riconoscere il nesso di causalità tra le vaccinazioni e la malattia.

A sostegno è stata presentata una accurata perizia di parte redatta da uno specialista, il medico legale milanese D.M. Secondo la perizia l’Ass 6 avrebbe dovuto essere più prudente quando si è trattato di vaccinare il bambino. Perchè? Perchè all’età di due mesi, una quindicina di giorni prima dell’appuntamento, il neonato aveva manifestato una dermatite atopica sul volto e sulle braccia, segno – secondo la perizia di parte – che il sistema immunitario poteva avere dei problemi. Un segnale d’allarme che avrebbe dovuto indurre nei sanitari un atteggiamento prudenziale evitando, almeno, le vaccinanzioni facoltative. C’è da dire, però, che secondo il ministero la dermatite atopica non è un segnale del quale tener conto per evitare le vaccinazioni.

Al bimbo furono somministrate l’antipolio, la DiftoTetanoPertosse e il vaccino contro l’epatite B. L’unico segnale evidente fu un aumento della dermatite. Alcuni mesi dopo, furono fatti i richiami, ma a distanza di tre giorni iniziarono i problemi. Spasmi, movimenti non controllati del corpo, dondolio della testa, urla e irritabilità. I sintomi aumentarono sino a quando, nel 2000 (il bambino aveva 13 mesi) gli accertamenti al Burlo di Trieste indicarono la diagnosi: autismo con crisi epilettiche.

Solo nel 2007 la famiglia decise di chiedere all’Ass 6 il riconoscimento dei benefici assistenziali a fronte di reazioni avverse post vaccinali, ma l’Azienda 6 ha negato i benefici, indennizzo ed esenzioni. Contro il rifiuto gli avvocati Saverio Crea di Firenze e il pordenonese Fabio Gasparini hanno deciso di opporsi e ricorrere. Se il giudice del lavoro dovesse riconoscere il nesso di causalità tra vaccinazioni e autismo si aprirebbe la strada per un’altra causa di risarcimento vero e proprio del danno che in quel caso sarebbe milionario. Oggi il bambino ha 12 anni e vive in casa con i genitori, che vivono in una modesta situazione economica.

(Tratto dal Gazzettino di Pordenone del 4 Febbraio 2012 – Loris Del Frate)

Centro estetico fallito: patteggiano padre e figlia

Padre e figlia hanno patteggiato la pena, ieri davanti al gup di Pordenone Patrizia Botteri, per bancarotta. I due, il 61enne P. D.G. (assistito dall’avvocato teresa Fili) e la figlia M., 35 (difesa da Fabio Gasparini), hanno patteggiato rispettivamente 18 mesi senza condizionale e 16 mesi con la pena sospesa. P.D.G.i, in qualità di consigliere, e M.D.G., quale presidente del consiglio di amministrazione del centro benessere Villa Eden (dichiarato fallito dal tribunale di Pordenone il 18 marzo 2009), avevano – per l’accusa – tenuto male le scritture contabili e i movimenti della cassa così da non permettere la ricostruzione del patrimonio societario, inoltre, non richiedendo il fallimento, ne avevano aggravato il dissesto di 260 mila euro.

(Tratto dal Messaggero Veneto)